La Vergine Incoronata o gli Olivetani in Nerviano
In età cadente erasi ridotto a vivere in Nerviano,
terra del milanese, il conte Ugolino Crivelli. Un solo figlio egli aveva, per
nome Antonio, cui teneramente amava, e cui, creato già cavaliere, pensava ad
esaltare con ogni maniera di onorificenze, di studii, con isplendide nozze. Ugolino,
dato da molti anni alla pietà, passava lunga parte del giorno in religiose
esercitazioni. Quando in una notte egli sogna l’apparizione della Vergine che a
lui impone d’innalzare un tempio. Si agita all’idea della grande spesa che
sarebbe a costargli l’esecuzione del comando, all’idea della diminuzione che ne
verrebbe alle sue dovizie, per cui non rimarrà il figlio così agiato come
avrebbe voluto; lo atterrisce d’altra parte il pensiero di provocare contro di sé,
se non avesse obbedito, l’ira celeste. Mentre dubita che fare, sogna altra
apparizione della Vergine, non più come prima, bianco vestita e tutta irradiata
di gloria, non più seduta sovra un colle fiancheggiato a destra e a sinistra da
ramuscelli di olivo: (candidissimis vestibus amicta, montiloque hinc et inde a
dextris et a sinistris olivarum ramulos habenti insidens) ma turbata e
minacciosa nell’aspetto; ed ode ripetersi il comando di prima. Corre egli alla
chiesa di Nerviano intitolata a santo Stefano, fa dipingere sovra una di quelle
sacre pareti la visione avuta, ordina la celebrazione di pii uffici per placare
la collera celeste, ed allontanare la spaventosa apparizione. Ma invano:
ripetesi il sogno, ed ode pronunciarsi dalla Vergine la minaccia dell’imminente
morte del di lui figlio. Il triste presagio indi a pochi giorni si avvera.
Misero Ugolino! Dopo essersi per lungo tempo abbandonato al più profondo
dolore, scosso quasi da letargo, chiamati a sé il priore e tre monaci degli
Olivetani di Baggio nella diocesi milanese, ad essi dona tutti i suoi poderi in
Nerviano, perché qui sorgano una chiesa ed un chiostro del loro ordine sotto l’invocazione
di Maria.
Il
fatto avvenne nel 1465 ed è descritto in una bella pergamena che si conserva
tuttora. Ugolino vi sopravvisse ancora tre anni, e scrisse nel suo testamento
erede anche del rimanente suo patrimonio il nuovo monastero di Nerviano, che
venne così a conseguire un largo censo, accresciuto poi in appresso da altre
elargizioni.
La
fabbrica eretta per cura dei Crivelli riuscì assai bella e sufficientemente
vasta. La chiesa, in ispezialità, dal fondatore intitolata a Santa Maria
Coronata, e costrutta secondo le norme di quell’architettura che alla fine del
secolo XV segnava i più sicuri passi al risorgimento dell’arte, faceva bella
mostra, come la fa ancora quella porzione di essa che pure rimane in piedi,
quasi per miracolo scampata alla rovina che nel secolo delle arti e delle
memorie tanti avvolse di quegli insigni monumenti, i quali dobbiamo alle virtù
od alle colpe de’ nostri maggiori, o come frutto di quelle o in espiazione di
queste.
La
facciata conserva ancora l’antica sua tinta rossa, e a’ due lati veggionsi
dipinte sul muro da non imperita mano le figure de’ santi Benedetto e
Scolastica. Sulla porta di gusto semplice ed elegante vedesi un resto di buona
pittura a fresco rappresentante l’Eterno Padre che cince di corona la Vergine
assunta, e sotto di essa leggesi un motto latino inciso sulla pietra, che così
suona in italiano.
“Di
voi ch’entrate in queste soglie reggerò i passi, favorirò gli studii, e con voi
in questo luogo fermerò abitazione”.
Nell’interno
della chiesa, ch’era in una sola nave, conteneva otto cappelle oltre la
maggiore. L’altare di quest’ultima era ornato di un insigne dipinto
rappresentante l’Assunzione della Vergine; dipinto che passò, non ha molti anni
nell’Accademia delle Belle Arti in Milano. Nella cappella di Santa Maria, un
Lodrisio Visconte avea pattuito fin dall’anno 1522 coi monaci un sepolcro per sé
e per la moglie, ed una lapide che lo ricordasse.
Quella
del Crocifisso conservava il monumento di un altro Crivelli, benefattore di
questo tempio, cioè del senatore Luchino: monumento che fu poi non ha guari
trasportato nella casa in Nerviano al numero 60. In esso leggesi in idioma in
latino:
“A
Luchino, figlio di Pietro Crivelli, giureconsulto, cavaliere aurato, senatore,
rettore dell’Università di Pavia, governatore, legato agli Svizzeri per
Lodovico, Massimiliano e Francesco II duchi; della patria difensore e
conservatore zelantissimo; illustre nella toga e nelle armi; affinchè di tanto
cittadino la dolce memoria presso i suoi conterranei non perisse, la moglie
Maddalena Brasca, madre e tutrice di Pierfrancesco Crivelli, piccolo ed unico
figlio, pose questo monumento. 1535, 22 maggio”.
Luchino
avea nel suo testamento instituita usufruttuaria la moglie ed erede il figlio,
il quale contava alla di lui morte soltanto un anno e mezzo di età, sostituendo
a quest’ultimo, pel caso che non avesse lasciati dietro di sé eredi legittimi,
il monastero di Santa Maria Coronata di Nerviano. Pierfrancesco, nell’anno
1550, si rese reo di omicidio e fu condannato a perdere la testa ed i beni. La sentenza
non ebbe effetto perché egli fu assolto; ma fu causa a gravi quistioni sulla
sussistenza della pronunciata confisca, perché i monaci pretendevano che la
grazia concessa al reo non dovesse privarli di un diritto che avevano
acquistato dal giorno in cui egli civilmente era morto, e non dovesse fruttare al
condannato un secondo benefizio, oltre quello, grandissimo, della vita. Non furono
tuttavia secondate da felice esito le loro pretese, eglino vennero bensì a
transazione, ma con poco vantaggio del monastero.
Altri
dei Crivelli che si resero benemeriti di questo cenobio furono nel 1473 Giacomo
e Luigi fratelli, indi verso la fine del secolo XVI Orazio e Curzio, figli l’uno
legittimo, l’altro naturale di Pierfrancesco suddetto; non dovendosi tacere che
Francesco re di Francia e duca di Milano concesse egli medesimo negli anni
1517, 1519 al chiostro di Nerviano molti privilegi ed esenzioni; e che già
prima la duchessa Bona Visconti avevagli attribuito in data del 24 aprile 1471,
e riconfermato nel 5 giugno 1476 il privilegio d’irrigare colle acque del fiume
Olona i prati ad esso convento lasciati dal fondatore Ugolino Crivelli. Il che
venne più ampiamente di poi confermato da Francesco II Sforza-Visconte, duca di
Milano, con lettere patenti in data 30 agosto 1522.
Il
numero de’ monaci che abitavano anticamente il convento era di quattordici o
sedici, secondo che portavano le rendite. Il capo col titolo di priore, sette
od otto monaci-sacerdoti, non che alcuni dei così detti conversi o dedicati. Fu
diminuito il numero da papa Innocenzo X, coll’opera del segretario Prospero
Fagnano, e ridotto a quello di quattro, indi sei coristi e due conversi. Così
fino all’abolizione avvenuta alla fine del secolo XVIII; quando un decreto
della Repubblica che intitolavasi Cisalpina disciolse anche questa corporazione
come tante altre, e mandò i monaci ad unirsi a quelli di san Vittore in Milano.
Nel giorno diciotto ottobre 1798 abbandonavano l’antico cenobio il quale fu
adattato ad usi profani e presto in gran parte cangiato dall’aspetto che aveva.
La chiesa almeno, per la bella sua forma, pel sito principale del paese in cui
sorgeva, per le memorie che richiamava, la chiesa almeno meritava
conservazione. Ma il genio della novità e della distruzione, che pur troppo da
qualche lustro fa mal governo di queste nostre contrade, e si sforza di farci
dimenticare che cosa altri furono perché non si venga al confronto che cosa noi
siamo, accennava diversamente. Chiusa al culto divino, fu volta ad indecenti
usi, e presto in gran parte demolita. Oggi non ne rimane più che il prospetto.
Degli
ultimi cenobiti che soggiornarono niuno è più fra i viventi. Ma tuttora in
Nerviano e ne’ vicini villaggi la loro memoria; colà restano persone che li
conobbero, li amarono, li ebbero a consiglieri, ad amici. Vi resta pur ora chi
ricevette da essi i conforti umani e di religione, piegò ginocchio ai sacri
loro tribunali, si assise alle frugali loro mense, ci versò nel seno di questi
buoni solitarii le lagrime del dolore o della consolazione. – Iddio li ha già rimunerati
colla celeste corona!
Michele Caffi
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